La Storia dell'Hashish
Published :
Apr 24, 2017
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Notizie sulla Marijuana
Giratevi una canna con un buon hashish, accendete un braciere carico di Nepalese Temple Ball, fatevi una buona boccata di dab da una bonga o accendete il vostro vaporizzatore favorito con un po' di fumo. Percorrete con noi questo viaggio epico attraverso la storia dell'hashish, magari sotto i suoi effetti.
ORIGINI MOLTO ANTICHE & FORSE CON RADICI ALIENE
L'hashish è la resina estratta dalle piante di marijuana di sesso femminile sottoposta a pressione. Questa è la forma più pura ed autentica di concentrato di Cannabis. Ritroviamo miti, leggende e storie legate alla marijuana nei racconti dei più antichi di imperatori cinesi, nelle citazioni di alcune divinità indiane, in geroglifici dell'antico Egitto ed in altri numerosi scritti del passato.
Il problema della storia antica è che spesso viene sostituita dalle più recenti scoperte, che tendono ad oscurare le teorie del passato per abbracciare le teorie moderne più radicali. Chissà quanti fatti sono stati cambiati sui nostri libri di storia per soddisfare le esigenze e i concetti imposti dall'era contemporanea!
La storia dell'hashish offre risvolti molto affascinanti. Cercheremo di attenerci ai fatti e di resistere alla tentazione di dilungarci sulla leggenda che sostiene che l'hashish sia stato donato all'uomo da antiche civiltà aliene. Almeno, se un giorno verrà confermata questa bizzarra ipotesi, saprete che noi ne avevamo già parlato in questo articolo.
Se c'è una cosa su cui tutti siamo d'accordo è che l'hashish esiste sul nostro pianeta da almeno un migliaio di anni. Anche se la storia non può confermare le epoche precise della sua nascita, possiamo stimare le sue origini grazie ad alcuni dati geografici.
Secondo un'analisi sommaria delle regioni più famose per la produzione di hashish sul nostro pianeta, risulterebbe che il Medio Oriente potrebbe essere la culla di questa sostanza.
Secondo alcuni storici, le piante di Cannabis potrebbero essere nate più a est, verso i territori dell'antica Cina. Tuttavia, quando si tratta della "culla della civiltà" che ha dato origine all'epicentro della produzione di hashish a livello commerciale allora dobbiamo far riferimento al Medio Oriente.
LA CULTURA DEL CONTROLLO MENTALE, DEL SESSO E DELLE MISSIONI SUICIDE LEGATE ALL'HASHISH
Per oltre 20 anni, dal 1953 al 1973, la CIA usò l'hashish in alcuni esperimenti illegali per controllare la mente umana, chiamati MK Ultra Project. Facendo un ulteriore salto nel passato, nel 1090 troviamo Al-Hassan, considerato il "Grande Maestro" delle sette islamiche dell'epoca, tra cui ricordiamo quella dei Nizariti.
I seguaci di Hassan si riunivano in gruppi (fidāʾī), le Sette degli Assassini, disposti a suicidarsi per raggiungere i loro obiettivi. Si trattava di una forza speciale d'elite del 12° secolo nel Medio Oriente. Con sede in una fortezza tra le montagne di Alamut, il "Grande Maestro" Hassan non disponeva di un gran esercito né si preoccupava di avere predecessori degni del suo titolo.
L'unico obiettivo di questi gruppi violenti era definire tattiche di guerra asimmetriche per respingere sia cristiani che musulmani, con intensi addestramenti fisici per sopportare le dure battaglie.
I giovani guerrieri venivano indottrinati al culto attraverso rituali a base di hashish e l'accesso ad harem in giardini idilliaci. Gli adepti alla setta dovevano essere vergini, per cui questi doni erano accolti come un vero e proprio viaggio paradisiaco.
Tuttavia, questi doni erano accessibili solo dopo anni di formazione e sacrifici, combattendo corpo a corpo e con armi appuntite, soprattutto pugnali.
Questi gruppi armati venivano addestrati per contrastare le prime ondate medioevali, forse per respingere i nemici della corte ed uccidere lo stesso Re, non appena si fosse presentata l'occasione.
A volte queste missioni potevano anche durare anni. Gli assassini si appostavano come fedeli servi del Re in attesa di avere il bersaglio a tiro o in attesa di avere il permesso da qualche "Maestro", l'unico che poteva decidere il destino del Re.
Questi "Grandi Maestri" ordinavano vere e proprie missioni suicide, dove gli omicidi avvenivano quasi sempre in pubblico per destabilizzare gli ordini. In questo modo le guardie del Re difficilmente riuscivano a risalire ai veri artefici delle carneficine una volta eseguite.
Questi seguaci disposti a tutto erano anche chiamati "hashashin", ma nel 1256 vennero spazzati via dai mongoli. Il loro coraggio, tuttavia, fu tramandato nei secoli.
I "Grandi Maestri" introducevano i propri seguaci all'hashish per consentire loro di raggiungere luoghi ancestrali e non tanto per trasformarli in assassini politici. Sotto gli effetti dell'hashish, questi assassini non sarebbero mai riusciti a raggiungere i livelli d'addestramento che li caratterizzarono.
L'AROMATICO AFGANO NERO & IL CIOCCOLATO MAROCCHINO
L'hashish era considerato un bene prezioso ampiamente commercializzato e trasportato lungo la "Via della Seta". La coltivazione della Cannabis su scala commerciale e la produzione di hashish mostrarono la loro più ampia evoluzione in Afghanistan e Marocco, intorno al 15° secolo.
Le più moderne varietà Kush, come la Lemon Kush, la Power Kush e la Vanilla Ice, sono in parte composte dalle genetiche Kush autoctone delle zone montagnose di Afghanistan e Pakistan.
Il buon vecchio hashish afgano, anche chiamato nero o pongo, viene ancora oggi apprezzato dagli intenditori di Cannabis del 21° secolo. Dopo essere state ripetutamente cotte in acqua, le cime trasudanti di resina e le foglie cariche di cristalli venivano setacciate ed il residuo ottenuto impastato fino ad ottenere appiccicose panette di color nero.
Le tecniche adottate erano piuttosto antiche ed alcuni macchinari prodotti in Pakistan stanno oggi sostituendo gran parte del lavoro manuale, ottenendo un prodotto finale piuttosto simile a quello raggiunto seguendo gli antichi processi d'estrazione.
Il cosiddetto cioccolato marocchino è un altro hashish di qualità altrettanto buona, realizzato in Marocco da almeno 500 anni. Le piante Indica nordafricane hanno caratteristiche diverse dalle Kush e come tutte le varietà di Cannabis si sono adattate al clima e all'ambiente, generazione dopo generazione. È per questo che l'hashish cambia da regione a regione.
In Marocco le piante vengono ripetutamente battute per setacciare le infiorescenze ed estrarre la resina, separandola dalla materia vegetale più grezza. Il cioccolato marocchino non viene sottoposto a calore, ma semplicemente pressato a secco, il che gli dona il suo caratteristico colore marrone-dorato. Nel passato si potevano trovare panette più o meno bionde e rosse.
Purtroppo, l'afflusso di genetiche sempre più moderne e produttive ha cambiato la consistenza del cioccolato marocchino originale. Inoltre, anche i processi produttivi sono cambiati con il passare degli anni. Oggi è molto più facile trovare versioni di cioccolato simili agli hashish neri orientali.
D'altronde, anche i contadini marocchini hanno il diritto di guadagnarsi da vivere nel miglior modo possibile, per cui non possiamo di certo biasimarli per i metodi più avanzati d'estrazione. Il mercato marocchino richiede piante più forti e produttive e le piante "old-school" usate in passato non riuscivano più ad accontentare la crescente richiesta del pubblico.
CANAPA INDIANA, EDIBLE & TINTURE
Nel 19°, il Dott. W.B. O’Shaughnessy era il medico della Regina d'Inghilterra, forse il primo professionista occidentale in campo medico a raccomandare l'uso di Cannabis a fini terapeutici.
La maggior parte degli esperimenti condotti da questo medico su animali ed esseri umani nascondevano l'uso di questa pianta nelle sue stesse parole "Churrus Nipalesi dissolto in alcool". Ovviamente, si riferiva alla charras, un hashish prodotto tramite lo strofinamento delle cime tra le mani, che si ricoprivano di tricomi. L'estrazione avviene strofinando le infiorescenze delle piante tra le mani e raschiando letteralmente i residui di resina trattenuti sulla superficie delle mani.
La charras è la più antica forma di hashish orientale ed è logico supporre che il "Nepalese Temple Balls" derivi proprio da queste prime panette di resina pressata a mano. A quanto pare, il medico della regina ebbe l'occasione di procurarsi questo hashish, probabilmente dopo migliaia di anni dalla sua invenzione. Meglio tardi che mai.
I metodi d'assunzione per via orale risalgono ancora agli antichi culti di Shiva, ma le bevande infuse come il "Bhang lassi" sono ancora oggi ampiamente consumati. Ciò dimostra come il subcontinente indiano abbia una lunga tradizione legata all'hashish, realizzando deliziose prelibatezze culinarie e saporite bevande psicoattive.
LA RIVOLUZIONE DEL 21° SECOLO: I SUPER CONCENTRATI
BHO, Wax, Shatter, Honeycomb e molti altri tipi di estratti offrono una potenza impressionante e stanno occupando la scena cannabica del 21° secolo. Anche i coltivatori hobbistici possono realizzare tra le mura di casa uno di questi potenti concentrati di Cannabis, ottenendo qualità elevate anche solo con setacci a maglia fine, acqua e ghiaccio, usando i famosi sacchi per icelator.
Esistono anche altri strumenti per realizzare hashish, dagli economici pollinator da agitare a mano alle macchine pollinator più avanzate o alle presse per il Rosin, un'altra moderna forma di hashish. Questo fenomeno è in costante crescita e il buon vecchio hashish sta ottenendo sempre più importanza in un nuovo contesto, molto apprezzato dagli stoner più giovani, ma anche da quelli più veterani.