Fumare Erba o Bere Alcol: Ecco le Differenze
Published :
Jun 2, 2018
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Marijuana Medica
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Spesso e volentieri, alcol e cannabis vengono messi a confronto. Sono due sostanze che differiscono notevolmente per molti aspetti, tra cui effetti indotti, tossicità e status legale.
Gli stati di coscienza alterata indotti da cannabis ed alcol vengono spesso messi a confronto in termini di effetti psicologici, fisiologici, conseguenze a lungo termine, status legale e di quanto ci fanno sentire bene e perché.
Si tratta di un confronto piuttosto interessante, specialmente considerando le controversie che la cannabis genera data la sua illegalità nella maggior parte del mondo, dove invece l'alcol gode di maggior consenso. Se ne parla molto e da tanto, soprattutto perché i consumatori di cannabis sostengono che l'illegalità della pianta sia ipocrita e non supportata dalla scienza.
Nella maggior parte dei casi, queste sostanze sono assunte a scopi ricreativi, il che significa che la gente le consuma per alterare il proprio stato di coscienza, qualsiasi sia il motivo. Sia l'alcol che la cannabis sono usati spesso in ambienti sociali come feste, uscite ed eventi. Tuttavia, nonostante siano usate in contesti simili, gli effetti di queste due sostanze sono estremamente diversi.
Scopriamo insieme gli effetti sia dell'alcol che della cannabis e vediamo come possono essere messi a confronto.
GLI EFFETTI DELL'ALCOL SUL CERVELLO
L'alcol è usato in contesti sociali come "lubrificante sociale", ossia una sostanza che un individuo sceglie di assumere per sciogliere le briglie e lasciarsi andare un po'. Tuttavia, non ci vuole molto per andare oltre il limite e passare dall'essere rilassati al perdere il controllo, finanche a sentirsi male.
L'ingrediente attivo nelle bevande alcoliche è l'alcol etilico, o etanolo. Nonostante esistano diversi tipi di alcol, questo è quello più comune. Quantità modeste di alcol possono indurre un effetto leggermente stimolante, aiutando il consumatore a sentirsi più sicuro e a proprio agio.
Di solito, questo effetto si manifesta dopo appena un paio di birre od un bicchiere (pieno) di vino. Questa quantità di alcol provoca sensazioni di calore, cordialità ed allegria. Questi sono gli effetti di una quantità modesta di alcol nel sangue; man mano che questa aumenta, gli effetti si fanno più sedativi.
Infatti, l'alcol è in grado di deprimere il sistema nervoso centrale abbassando la pressione sanguigna, rallentando le funzioni cerebrali e l'attività del sistema nervoso in generale. Questi effetti sedativi sono la causa delle tipiche sensazioni che si provano quando si beve una quantità media di alcol, ossia quando si dice che si è "brilli". In queste condizioni, cambia la percezione della profondità, le emozioni si fanno più intense, i sensi si offuscano, il dolore si affievolisce e ci si può sentire storditi.
CAMBIAMENTI NEUROCHIMICI
Il biascicamento e il ritardo nei movimenti dipendono dal meccanismo d'azione dell'alcol nel cervello. La sostanza entra in competizione con i recettori dei neurotrasmettitori GABA e glutammato. Quest'ultimo è il principale neurotrasmettitore eccitante nel cervello, mentre il GABA è il principale neurotrasmettitore inibitorio. L'alcol si comporta come agonista indiretto del GABA.
Ciò significa che l'alcol imita gli effetti del GABA nel cervello, inibendo allo stesso tempo il rilascio di glutammato. Ecco perché l'alcol ha un effetto così sedativo sul cervello. Questa condizione neurochimica provoca un leggero offuscamento e tempi di reazione più lenti, fattori decisivi nei casi di incidenti stradali per guida in stato di ebbrezza, responsabili per la morte di circa 29 persone al giorno nei soli Stati Uniti.
Il GABA ed il glutammato non sono le uniche sostanze neuro-attive con cui interagisce l'alcol. L'etanolo, infatti, aumenta anche i livelli di dopamina, la sostanza che "fa stare bene", protagonista dei meccanismi di ricompensa del cervello. La dopamina è ciò che rende piacevoli piccole quantità di alcol, facilitando l'instaurarsi di interazioni sociali. Tuttavia, proprio l'attivazione del meccanismo di ricompensa potrebbe essere alla base di una potenziale dipendenza nei confronti dell'alcol.
Ironicamente, il benessere indotto dall'alcol potrebbe essere la causa primaria dei comportamenti violenti che alcune persone assumono quando sono brille. Quando si è sobri e ci si trova in una situazione potenzialmente pericolosa o intimidatoria, la sensazione di ansia che ne scaturisce porta ad evitare la situazione stessa. Questo comportamento razionale viene compromesso quando l'alcol è in piena azione, portando l'individuo a valutare diversamente le situazioni al punto da mettersi in pericolo da solo. Anche gli stimoli sociali possono essere interpretati male, tanto da indurre facilmente reazioni aggressive o di nervosismo.
DOSI ALTE E TOSSICITÀ
La strada verso gli effetti più conosciuti dell'alcol passa per le dosi più alte. Quando un individuo beve troppo alcol potrebbe perdere i sensi, vomitare, avere difficoltà a respirare e svenire. Quantità di alcol ancora maggiori possono causare avvelenamento, con vomito, crisi varie, respiro irregolare, ipotermia e incoscienza.
Per quel che riguarda la tossicità, potrebbe sorprendere sapere che l'alcol è una delle droghe più tossiche disponibili sul mercato, nonostante la sua legalità. Secondo un articolo scientifico pubblicato nella rivista Scientific Reports, l'alcol presenta il rischio maggiore tra tutte le droghe, anche se comparato all'eroina. La cannabis, al contrario, è risultata essere la più sicura.
GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SUL CERVELLO
Gli effetti psicoattivi della cannabis sono dovuti principalmente all'azione del cannabinoide THC. Tuttavia, i cannabinoidi identificati finora nella pianta sono oltre 100, e non si conoscono tutti i loro effetti. Anche la presenza dei terpeni (sostanze aromatiche) può influenzare in un modo o nell'altro gli effetti della cannabis, a seconda del tipo e della quantità assunta insieme al THC. Tuttavia, per semplicità, in questo articolo ci concentreremo sugli effetti psicoattivi del solo THC.
Il THC provoca i suoi ben noti effetti legandosi ai recettori del cosiddetto sistema endocannabinoide (in inglese, ECS). Il THC ha un'alta affinità nei confronti del recettore CB1 di questo sistema, e vi si lega grazie alla somiglianza strutturale con il composto endocannabinoide "anandamide". I recettori CB1 si trovano principalmente nel cervello e nel sistema nervoso centrale.
Quando si fuma erba ci si sente spesso rilassati, calmi, creativi, ispirati, affamati, assonnati e forse anche ansiosi o irrequieti, se si esagera con la dose. La cannabis si divide in due grandi sottospecie, indica e sativa. Le varietà indica sono note per indurre un 'high' più rilassante e fisico, "da divano". Al contrario, le varietà sativa sono note per regalare un 'high' più energizzante, creativo e mentale.
La cannabis può essere classificata sia come stimolante che come inibitore, a seconda della quantità e della varietà assunta. Gli effetti inibitori includono bassa pressione sanguigna, coordinazione motoria ridotta, distensione muscolare, sonnolenza e rilassamento. Gli effetti stimolanti sono invece alquanto opposti: umore allegro, battito cardiaco più veloce e, in alcuni consumatori, anche ansia.
EFFETTO DELLA DOSE
Come accade per altre sostanze, gli effetti della cannabis dipendono significativamente dalla dose assunta. Di solito, già una dose limitata è sufficiente ad indurre degli effetti blandamente euforizzanti, dove invece una dose più importante è più sedativa e coinvolgente (per alcuni fin troppo). La tolleranza alla dose è soggettiva e dipende da fattori come il peso corporeo e da quanto si è già fumatori.
Dopo aver fumato una piccola quantità di cannabis, indicativamente l'equivalente di un bicchiere di vino, probabilmente il consumatore si sentirà rilassato e su di morale, se non proprio euforico. Il soggetto è in grado di agire ed interagire normalmente, e questo dosaggio è scelto da molti fumatori quando sono alle prese con un lavoro o un progetto creativo.
Se si aumenta leggermente la dose, in una quantità che varia da persona a persona, il consumatore inizierà a sentire maggiormente l'effetto sedativo. La capacità di "funzionare" non è ancora compromessa, ma comincia a sentirsi un senso di pigrizia e rilassamento profondo. Di solito questa è la fase in cui s'intraprendono conversazioni di un certo spessore, accompagnate da risate e fame chimica.
Se si aumenta ancora la dose, diciamo ben di più di una canna a persona, si potrebbe raggiungere il "livello psichedelico". I pensieri si fanno molto più profondi del normale, il cuore batte più velocemente e la bocca si fa estremamente secca. A questo punto, per alcuni è facile diventare ansiosi o andare nel panico.
Se si fuma molto di più di quanto si riesce a tollerare, si può incorrere in vomito, insormontabile apatia e attacchi di panico.
EFFETTI PIÙ COMUNI
Uno degli effetti più conosciuti della cannabis è l'intaccamento della memoria. La cannabis non cancella i ricordi, ma può ostacolarne la formazione di nuovi a breve termine. Ciò può essere dovuto all'azione del THC sui recettori dei cannabinoidi all'interno dell'ippocampo.
Un altro effetto ben noto del THC è la fame irrefrenabile, anche conosciuta come fame chimica. Anche questo è dovuto all'attivazione dei recettori cannabinoidi all'interno del cervello. Quando il THC si lega ai recettori nell'ipotalamo, vengono rilasciati gli ormoni dell'appetito leptina e neuropeptide Y.
La sensazione di profondo rilassamento indotta dalla cannabis potrebbe avere le sue basi nell'inibizione di sentimenti come l'ansia, come riferisce la maggior parte dei consumatori. Il THC si lega ai recettori CB1 in un'area del cervello conosciuta come amigdala. L'amigdala, che fa parte del sistema limbico, ha un ruolo importante nella formazione delle emozioni, nel comportamento e nella motivazione. Influisce anche sulla reazione alla paura ed innesca la fight-or-flight response ("reazione di attacco-o-fuga").
Un altro effetto ben noto della cannabis è l'alleviamento del dolore, caratteristica che la rende invitante per molti individui con patologie serie. Sia che sia usata a scopi ricreativi o terapeutici, i consumatori potrebbero trovare sollievo dal dolore anche senza rendersene conto. Questo perché i recettori dei cannabinoidi si trovano in abbondanza lungo tutto il sistema nervoso e nel cervello, così come nelle cellule neurali atte alla trasmissione del dolore.
NEUROCHIMICA DELLA CANNABIS
Abbiamo appena visto alcuni degli effetti più comuni della cannabis e come il dosaggio influisce su di essi, ma attraverso quale meccanismo il THC ci fa sentire 'high'?
Il THC si interfaccia con il sistema endocannabinoide grazie alla sua struttura molecolare simile all'endocannabinoide anandamide. Attivando i recettori CB1 del sistema endocannabinoide, il THC influisce sul sistema nervoso.
Il cannabinoide per antonomasia modifica il funzionamento dell'ippocampo e della corteccia orbitofrontale, regioni del cervello responsabili per la formazione dei ricordi e per la concentrazione. Il THC ha un'influenza anche sul cervelletto e i gangli basali, aree preposte all'equilibrio e alla coordinazione.
Il THC ha un effetto anche sul meccanismo di ricompensa del cervello. Stimola i neuroni affinché rilascino la sostanza del benessere, la dopamina, determinando l'euforia che si prova durante l'high.
SICUREZZA E TOSSICITÀ
La cannabis è una pianta naturale ed è risaputo che è estremamente sicura. In riferimento allo studio citato precedentemente sulla tossicità delle droghe, la cannabis occupa l'ultimo posto, essendo 114 volte più sicura dell'alcol.
Ad oggi, non ci sono state morti legate all'uso (e abuso) di cannabis, nonostante i migliaia di anni di uso della pianta in diverse culture. Un'overdose letale di cannabis è considerata impossibile, visto che i recettori cannabinoidi non si trovano in regioni che controllano la respirazione.
Sembra che gli unici decessi riconducibili alla cannabis siano frutto di incidenti in cui il soggetto si è ferito perché troppo 'high'.
Così come accade con qualsiasi sostanza di consumo, ognuno dovrebbe informarsi e assicurarsi che la sostanza in questione sia sicura per l'uso che se ne intende fare. A questo proposito, i soggetti con problemi cardiaci dovrebbero prestare un'attenzione maggiore poiché la cannabis aumenta il rischio di attacco cardiaco nelle ore successive al consumo, a causa del ritmo cardiaco accelerato.
CONSIDERAZIONI FINALI
Se consumate con moderazione, sia l'alcol che la cannabis regalano momenti piacevoli e godibili. Tuttavia, se si parla di sicurezza, impatto sociale ed effetti generali, la cannabis è sicuramente la scelta migliore.
Per quanto riguarda la sicurezza in particolare, è chiaro che la cannabis è enormemente meno tossica dell'alcol. Nonostante quest'ultimo provochi la morte di migliaia di persone ogni anno, rimane comunque accessibile praticamente dappertutto. È molto più probabile che si degeneri in comportamenti violenti e si abbiano danni fisici dopo il consumo di alcol piuttosto che di cannabis.
Se poi si guarda agli effetti indotti, è bene fare due conti. Se si considerano le morti, le risse e i danni provocati dal consumo di alcol durante un venerdì sera, ad esempio, l'alcol pesa sulle spalle dei contribuenti molto di più di quanto faccia la cannabis, i cui consumatori probabilmente se la staranno godendo a casa o fuori con gli amici, tra chiacchierate, cibo buono e sonno profondo!